5 domande a...
Dario Buttitta
Intervista all'Executive Vice President Public Sector & Healthcare di Engineering.
Dario Buttitta ha iniziato la sua carriera nel mondo dell’informatica nel 1986, con un percorso professionale che nasce dall’ambito tecnico passando poi progressivamente all’area commerciale.
Nel 1990 la nomina a Dirigente in Engineering. Negli anni successivi ha ricoperto incarichi di sempre maggiore importanza per i mercati Finance e Industry.
Dal 2003 si occupa di Pubblica Amministrazione e Sanità, ricevendo nel 2010 la nomina di Direttore Generale per questa Divisione.
Nel 2010 è nominato Cavaliere della Repubblica Italiana.
Dal 2023 è anche Presidente di PNT Italia, la società chiamata a realizzare la Piattaforma Nazionale di Telemedicina.
L'Italia sta facendo passi avanti importanti e un bel segnale arriva anche dal Meridione, con Puglia, Calabria, Campania e Sicilia che stanno innovando i modelli di erogazione dei servizi e adottando piattaforme integrate nell’ottica di una maggiore semplificazione amministrativa, digitalizzazione dei processi, dematerializzazione, interazione multicanale con i cittadini e le imprese.
Tuttavia, per poter raggiungere pienamente gli obiettivi prefissati, dobbiamo continuare a lavorare seriamente su alcuni fronti cruciali, a cominciare dagli strumenti amministrativi operativi e dalla capillarità, vale a dire l’adozione uniforme delle tecnologie digitali su tutto il territorio nazionale, perché il Paese non può andare avanti e due velocità e i cittadini meritano servizi pubblici all’altezza dei loro bisogni.
Dobbiamo quindi superare le disparità territoriali ancora esistenti, così come quella resistenza al cambiamento che rischia di ostacolare un reale progresso.
L’ultimo punto riguarda poi la cybersecurity, per proteggere dati, asset digitali e infrastrutture critiche da possibili attacchi hacker che si fanno sempre più pressanti.
Come Engineering, da oltre 30 anni affianchiamo gli Enti pubblici italiani in questo percorso contribuendo, grazie anche al nostro approccio ecosistemico che punta a mettere al centro le persone, alla creazione di un sistema governativo più efficiente e sostenibile; un impegno che abbraccia tutti gli aspetti e si estende dai processi core fino alla promozione di una nuova cittadinanza digitale, con un’attenzione costante anche alle opportunità offerte dai fondi europei.
Ormai non è più una questione di se, ma solo di quando. Mi spiego meglio: l'impatto dell'Intelligenza Artificiale è evidente in ogni aspetto della nostra quotidianità e anche la Pubblica Amministrazione non può sottrarsi. Quindi non ci chiediamo più se saranno realizzate iniziative o applicazioni per migliorare l'efficienza, la trasparenza e l'accessibilità dei servizi pubblici ma solo quando saranno messe a terra e come, per garantire l’accessibilità a tutti.
Penso al fatto che molte realtà pubbliche hanno già implementato chatbot / avatar digitali per rispondere alle domande frequenti dei cittadini, riducendo così i tempi di attesa e migliorando al contempo la user experience, ma penso anche alla possibilità di automatizzare compiti ripetitivi per liberare risorse da far convergere su attività più strategiche.
L’AI sarà sempre più centrale nella governance, sia per fornire servizi più personalizzati, in grado di rispondere alle reali esigenze degli utenti, sia in termini di supporto alle decisioni strategiche attraverso analisi predittive e quindi per pianificare meglio anche dove allocare le risorse economiche.
Chiaro che tutto questo deve essere accompagnato da un approccio etico e responsabile e da un’adeguata formazione da parte del personale della PA. È proprio questa la grande sfida della Pubblica Amministrazione: essere pronta a guidare il cambiamento che è già in corso. La velocità di reazione è tutto.
Come dicevamo prima, sicuramente l’Intelligenza Artificiale, ma anche la RPA e l’IoT. L’AI avrà un ruolo di primo piano, consentendo di analizzare dati in modo rapido, così da prendere decisioni sulla base di informazioni reali e non presunte, soprattutto quando parliamo di gestione delle emergenze, dove sappiamo che il fattore tempo è determinante. Ma lo stesso vale per il discorso della prevenzione, quindi per giocare d’anticipo avendo chiare le possibili evoluzioni di una situazione e gli impatti su persone e territori, e per il supporto alle strategie e operazioni militari in ambito marittimo, terrestre, aereo, spaziale e cibernetico.
Dal canto suo, l’IoT ci permette di monitorare e gestire le infrastrutture pubbliche, pensiamo anche alla sicurezza di ponti e viadotti, ottimizzando le operazioni e migliorando l'efficienza. Ci permette anche di ridurre gli sprechi, come avviene per le risorse idriche; e questo, soprattutto negli ultimi anni e in particolari zone d’Italia, è vitale.
Infine l’RPA che consente di ridurre tempi e costi, tasto dolente della PA, migliorare la capacità di risposta, limitare gli errori umani e puntare sulla scalabilità.
Guardando il tutto da una prospettiva più alta, possiamo dire che, per ottenere tutto ciò, è essenziale avere una strategia olistica, promuovere l'interoperabilità delle banche dati e adottare soluzioni in Cloud. Qui entra in gioco la sinergia tra pubblico e privato, sempre più strategica per un impegno costante verso l'innovazione.
Sono vari e interconnessi. La continua evoluzione dell’innovazione e il ricorso crescente all’AI richiedono alle organizzazioni un’attenzione maggiore sul fattore umano e dunque il change management diventerà sempre più rilevante.
In questo senso il ruolo di Engineering è fondamentale per promuovere un cambio di prospettiva e guidare la trasformazione inevitabile, introducendo soluzioni in grado di massimizzarne l’efficacia.
La struttura burocratica della PA è notoriamente rigida e complessa e bisogna fare i conti con un adeguato supporto finanziario e infrastrutturale. Fornire le giuste competenze ai manager pubblici su come governare i processi di digitalizzazione e trasferire buone pratiche per la gestione del cambiamento organizzativo, nel massimo della trasparenza e senza aggravi sui bilanci pubblici, vuol dire credere davvero della trasformazione digitale della PA ad ogni livello e generare valore per la comunità.
È un impegno a medio-lungo termine nel quale le PA non sono sole perché appunto i privati diventano partner strategici, affiancando il personale, monitorando l’efficacia delle iniziative ed evitando sprechi.
L’AI, così come qualsiasi altra tecnologia di frontiera, non toglierà il lavoro, ma – correttamente impiegata - contribuirà a migliorare quello attuale, fornendo un valido supporto al personale per le attività più operative e alla dirigenza per la governance e le iniziative più strategiche.
Favorire la collaborazione tra Enti pubblici e partner privati è alla base dello sviluppo di soluzioni innovative che vanno progettate insieme, in ottica di Design Thinking e di Human-Centred Design.
È chiaro che i privati possono infatti offrire alla PA risorse e competenze aggiuntive con l’obiettivo, come dicevamo anche prima, di migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici.
Le idee ci sono e sono anche tante, ma il problema è che per realizzarle si fa ricorso a gare d’appalto che spesso sono "quadro", quindi di tipo generale, con il rischio di non valorizzare al meglio le specificità territoriali.
I progetti, poi, vanno valutati non solo per il loro costo, ovviamente, ma anche per l’impatto sociale, tecnologico e ambientale che hanno nel tempo.
Sono convinto che lo sblocco di questi strumenti possa dare sicuramente una forte spinta alla digitalizzazione della PA, premiando quindi quei progetti che puntano sull’innovazione e sulla sostenibilità, parole chiave dei nostri tempi che devono trovare concretezza anche nelle azioni.
Da oltre 30 anni affianchiamo la PA nella creazione di un sistema governativo più efficiente e sostenibile grazie al nostro approccio ecosistemico che mette al centro le persone.
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