5 domande a...
Antonio Delli Gatti
Intervista all'Executive Director Healthcare di Engineering.
Antonio Delli Gatti da oltre 20 anni si occupa di Pubblica Amministrazione e Sanità, rivestendo ruoli apicali a livello territoriale e nazionale.
Guida la divisione Healthcare del Gruppo Engineering per lo sviluppo e il coordinamento di tutti gli aspetti commerciali e di produzione, garantendo un'offerta integrata a copertura dell'intero processo di cura, dalla prevenzione al monitoraggio del paziente, ai servizi alla persona.
La divisone Healthcare conta oltre 900 specialisti e più di 180 clienti.
Decisivo al punto tale da essere considerato una componente fondamentale di questo modello dallo stesso Decreto di Riforma che lo ha introdotto, cioè il DM77. Pensiamo che lo spazio digitale della “nuova” medicina territoriale dovrebbe assumere la forma del più perfetto dei poligoni regolari: il quadrato.
La base è l’organizzazione; il lato opposto – che dà “altezza” – è l’insieme delle soluzioni di trasformazione digitale atte a sostenerla; ai lati la capacità progettuale di tipo operazionale e quella di tipo direzionale. L’organizzazione delinea l’assetto operativo della medicina territoriale, consentendo di posarvi il digitale in modo coerente e mettendolo al servizio.
L’insieme delle soluzioni di trasformazione digitale che sostengano l’assetto operativo della “nuova” medicina di prossimità è un campo vasto che prevede: “componibilità” delle soluzioni applicative; orientamento all’interoperabilità; innesto della Telemedicina in ogni sistema; proattività nel sostenere i percorsi di prevenzione, assistenza e cura; apertura verso il cittadino-paziente; capacità di estrarre conoscenza dai dati; ecc.
La capacità progettuale di tipo operazionale consiste nel condurre le iniziative di digitalizzazione sapendo coniugare l’agilità, resa necessaria dagli sfidanti traguardi imposti dal PNRR, con il saper farle progredire nel tempo attraverso forti competenze organizzativo-sanitarie, tecnologiche e applicative.
La capacità progettuale di tipo direzionale consiste nel condurre le iniziative di digitalizzazione innescando, dalla loro nascita, la contaminazione strategica fra le soluzioni applicative operazionali, direzionali o di governance, impiantando le prime con lo sguardo teso verso il supporto decisionale che le seconde dovranno realizzare, abilitandone realmente i potenziali.
Solo se le soluzioni di trasformazione digitale forgiano e sostengono l’organizzazione con iniziative progettuali robuste, perché disegnate e attuate per contemperarle e soddisfare lo stakeholder operativo e quello direzionale, lo spazio digitale della “nuova” medicina territoriale può ambire all’equilibrio del quadrato.
Questo è il modo per superare le forme irregolari che si osservano ancora troppo di frequente, dove la tecnologia non si lega all’organizzazione ma la sovrasta; e dove le progettualità stentano a produrre risultati e/o presentano sbilanciamenti che favoriscono la dimensione operativa a scapito di quella di governo.
In Eng facciamo “quadrato” per elevare lo spazio digitale della “nuova” medicina di prossimità con le capacità di sempre, amplificate per cogliere questa sfida: soluzioni moderne e in continua evoluzione; team multidisciplinari per una vera trasformazione digitale; capacità di realizzare e portare a termine progetti complessi, specie in ambito territoriale; capacità di indirizzare i progetti contemporaneamente lungo le direttrici operazionale e direzionale, per “misurare” il nuovo territorio.
Primario, che si sostanzia non solo nell’essere i “primi” – cioè nel vincere quanto mai di frequente le “competizioni” con cui il livello nazionale, regionale e locale della Sanità italiana selezionano i propri fornitori di digital health - ma nell’agire come “leader”.
Leader di soluzione, con ellipse, la nostra piattaforma applicativa proprietaria alla quale abbiamo conferito – e a cui continuiamo a conferire, evolvendola con un massiccio Piano di Investimenti 2023-2025 – tutti i “caratteri” funzionali e tecnologici per la trasformazione digitale dei processi di prevenzione, assistenza e cura.
Leader di capacità progettuale, con le nostre competenze di dominio che arricchiscono le nostre competenze digital coniugandole in un mix esclusivo, che ci distingue e ci permette di accompagnare le organizzazioni sanitarie negli ambiziosi traguardi di breve termine vincolati alle scadenze PNRR, senza perdere di vista l’orizzonte di medio-lungo termine di rendere “nuovo” il nostro sistema sanitario, anche attraverso il potere dei dati.
Nell’ambito ospedaliero, questa leadership si esprime ad esempio nei molteplici progetti di Cartella Clinica Elettronica che stiamo realizzando: adottiamo un modello “enterprise” di Cartella (cioè, un “minimo comune denominatore” che possa soddisfare un primo livello di digitalizzazione delle attività cliniche e di reparto) che poggia sulle nostre tante esperienze e già “pre-cablato” in ellipse, e lo sperimentiamo in un subset di reparti e ambulatori; quindi, traiamo da questa esperienza le sintesi sugli accorgimenti da apportare alla CCE “enterprise”; successivamente, dispieghiamo quest’ultima su tutti i reparti, forti dell’evangelizzazione che i professionisti sanitari sperimentatori sono capaci di esercitare in favore di tutti gli altri, favorendo in tal modo la diffusione del sistema. Successivamente affrontiamo le verticalizzazioni specialistiche, ma solo dopo aver dato all’ospedale un modello comune di digitalizzazione dei propri processi, a partire dal quale scalare.
Nell’ambito territoriale, la “componibilità” consentita dai micro-servizi di ellipse ci permette di digitalizzare i nuovi processi della medicina del territorio man mano che si modellano, definiscono, consolidano ed evolvono, come è accaduto e continua ad accadere nel Sistema di Gestione Digitale del Territorio di Regione Lombardia e per le COT in Regione Emilia-Romagna.
La Telemedicina ha un ruolo capitale per riequilibrare il piano dell’assistenza territoriale rispetto a quello dell’assistenza ospedaliera, potenziando il primo per prevenire l’insorgere delle patologie e per assicurare una maggiore appropriatezza nella presa in carico dei cronici.
Va considerato il punto di partenza dei Sistemi Sanitari Regionali che sinora hanno “fatto poco” Telemedicina; va considerato poi che una prima tappa, non esaustiva, di attivazione della Telemedicina, cioè 300.000 assistiti da trattare in Telemedicina entro il 2025 previsti al PNRR, va raggiunta in pochi mesi; infine che i progetti regionali di Telemedicina, da attuare attraverso l’Infrastruttura Regionale di Telemedicina (IRT), sono ai blocchi di partenza.
La nostra leadership a livello nazionale sulla Telemedicina – attuatori della PNT e vincitori della procedura per la IRT – ci impone la responsabilità di indicare la strada, aiutare a tracciarla e a percorrerla. Riteniamo che il processo di impianto della Telemedicina dovrebbe prima “sgrossare” per poi “modellare” i servizi di assistenza e cura a distanza; opera, quella della modellazione, che dovrebbe essere un obiettivo da conseguire nel tempo, per rendere tali servizi capaci di raggiungere in modo efficace assistiti con caratteristiche via via più variegate.
Pertanto, emergono alcune regole auree per vincere la sfida dell’impianto della Telemedicina:
iniziare con poco (che è tanto, perché è impossibile “fare tutto e subito”). I progetti regionali dovrebbero essere condotti puntando all’impianto dei servizi di Telemedicina in una configurazione “di base” che possa essere adottata agevolmente per raggiungere il numero dei pazienti arruolati previsti dai target PNRR;
scegliere i contesti. Sarebbe bene individuare i contesti d’uso caratterizzati da una maggiore readiness a “fare Telemedicina” velocemente; contesti che potranno fungere da “palestra” per poi “allenare” nel tempo gli altri;
procedere con rigore. Nell’impianto di base nei contesti d’uso selezionati sarebbe appropriato “prendersi cura” di tutte le dimensioni impattate, perché la Telemedicina non è una nuova soluzione applicativa, bensì un nuovo assetto dell’assistenza e cura, che va definito e divulgato con gli arnesi del change management;
attuare l’innovazione crescente. Dall’impianto di base, nei contesti d’uso più pronti, si potrebbe progressivamente procedere per centrare traguardi di assistiti in Telemedicina sempre più estesi e realizzare appieno l’obiettivo di rendere “la casa il primo luogo di cura”, anche attraverso l’uso di tecnologie sempre più sofisticate e promettenti.
La cooperazione è uno dei tratti fondativi di tale modello, che muove dalla centralità del cittadino-paziente per disegnare una rete di prevenzione, assistenza e cura in cui fra gli erogatori dei servizi sanitari non vi siano diaframmi, bensì relazioni continuative di collaborazione, basate sulla disponibilità di dati completi, affidabili e aggiornati – nonché “sicuri” – sulla salute delle persone.
In questo scenario, i player della digital health non dovrebbero essere intesi solo come fornitori, bensì come partner per la realizzazione di una rete così ricca all’interno del sistema sanitario.
Ve ne sono già i primi segnali; basti pensare al FSE 2.0 e alla stessa Telemedicina. Il primo è un progetto che ha nel coinvolgimento diretto – non mediato dalle organizzazioni sanitarie – dei player della digital health fra le principali chiavi di successo, nonché di novità. Il secondo ha visto la nascita della PNT.
Pensiamo che il successo di queste due iniziative affondi almeno in parte le sue radici nel terreno di questa collaborazione e in Eng – che ne è attore in un caso e protagonista nell’altro caso – auspichiamo di poter continuare a essere al fianco del sistema sanitario in questa modalità, mettendo a disposizione le nostre competenze e soluzioni per forgiare le migliori modalità per raggiungere gli obiettivi del sistema sanitario e non solo per centrarli.
Gli Healthcare Analytics tradizionali e di frontiera sono centrali per il miglioramento delle cure. In Eng siamo impegnati nel fare in modo che questa ambizione diventi finalmente azione, sistematica e non sporadica.
Lo facciamo lavorando sia sulla costituzione dei dataset, sia sulla progettazione e realizzazione delle analisi. Sul primo fronte, per poter esercitare una qualunque forma di intelligenza, umana o artificiale, il punto di partenza sono i dati su cui ragionare, reali, non sintetici, storicizzati, non isolati, ma soprattutto utilizzabili allo scopo. Questo richiede “intenzione” sin dall’impianto delle soluzioni applicative che saranno fornitrici di questi dati, tenendo a mente le finalità di analisi già da questa fase, per fare in modo che a valle non si analizzi quello che c’è ma quello che c’è sia adeguato e di qualità sufficiente per sostenere tutte le diverse prospettive di indagine. Sul secondo fronte, bisogna chiedersi quale uso si vuole fare dei dati, per evitare – specie riguardo all’AI – che il tutto sia un mero esercizio tecnologico.
Questo impone di disporre delle diverse competenze di processo, modellazione dei dati, ingegnerizzazione degli algoritmi, ecc., oltre che le tecnologie, per realizzare soluzioni:
atte alle analisi più tradizionali, ma progressivamente più approfondite per via dei giacimenti di dati che incrementano grazie all’estensione della digitalizzazione di base delle organizzazioni sanitarie;
basate sull’AI, che rispondano alle sfide di conoscenza che possono insorgere nei diversi campi della prevenzione, assistenza e cura e nel contempo non perdano di vista i fenomeni che caratterizzano la natura stessa dei sistemi sanitari (es. a livello di singola specialità clinica e diagnostica è indubbio ormai come sia sempre maggiore il supporto alla diagnosi e alle decisioni fornito dagli strumenti di AI, specializzati però sulle singole verticalità del processo di cura, mancando al momento soluzioni che possano supportare in maniera olistica l’intero percorso del paziente. Analogamente, a livello regionale e nazionale, l’analisi delle liste d’attesa supportata da algoritmi di AI o le simulazioni sui servizi offerti realizzate tramite Digital Twin possono risultare meno efficaci se la stessa intelligenza non viene applicata alla comprensione dei fenomeni di salute che determinano la domanda e degli aspetti, organizzativi e non, che vincolano l’offerta di servizi).
In Eng abbiamo accesso e familiarità con tutte le tecnologie necessarie, ma anche e soprattutto tanti professionisti appassionati da questo viaggio che parte dalla qualità dell’impianto delle soluzioni operazionali e approda all’introduzione delle soluzioni direzionali di Healthcare Analytics con l’abitudine di usare la tecnologia – di data science, management e visualization – assieme alle conoscenze di dominio, dosando la prima per centrare i fabbisogni del sistema salute.
Gli Healthcare Analytics tradizionali e avanzati sono cruciali per migliorare le cure. In Eng lavoriamo per trasformare questa ambizione in azione concreta e continuativa.
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